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Chiesa dei Santi Stefano e Valentino. Una piccola costruzione dedicata a Santo Stefano è attestata qui fin dal 1163; nel XIV secolo l’edificio viene modificato ed ampliato con l’aggiunta di una seconda navata. I segni di tali modifiche si leggono molto chiaramente all’interno; presenta resti di pitture affresco del XIV e XV secolo, tra cui il bel San Michele Arcangelo con Santa Caterina, attribuito al maestro detto Ironico, pittore perugino operante nel XIV secolo. Inoltre, sull’altare maggiore vi è un polittico in stile neorinascimentale del 1911 opera di Giustino Cristofani, ed in fondo una Madonna in trono e santi, cinquecentesca opera di Domenico Alfani.

L’origine della chiesa, una piccola aula romanica detta Capella Santo Stephani, risalirebbe all’XI o XII secolo. A Perugia esistevano altre due chiese dedicate al proto martire cristiano, una in Porta San Pietro (Santo Stefano del Castellare) e l’altra in Porta Eburnea (Ecclesia S. Isidori et Stephani). Il culto di questo santo era molto diffuso, la sua protezione veniva invocata specialmente contro la grandine e la peste. La Chiesa di Santo Stefano in Porta Santa Susanna è menzionata nel diploma del 1163 di Federico I Barbarossa con il quale l’imperatore prende sotto il proprio protettorato anche questa chiesa e la assegna al Capitolo della Cattedrale. La struttura originaria ha subito molteplici rimaneggiamenti e trasformazioni. Nel XIV secolo l’edificio viene ampliato ed elevato e diviene a due navate. Il fabbricato viene consolidato e la volta gotica della campata occidentale, forse crollata, viene sostituita da una volta a tutto sesto. Alla fine del XVII e durante il XVIII secolo la chiesa subisce profonde modifiche per adeguarla al gusto barocco. L’architettura originaria viene stravolta con la costruzione di divisori, altari, decorazioni e stucchi. Successivamente la chiesa subisce un profondo deterioramento. Nei primi del ‘900 la struttura viene adibita a teatrino educativo intitolato alla poetessa Alinda Brunacci Brunamonti. Negli anni seguenti si esegue un restauro volto a ripristinare l’architettura originaria. L’edificio viene riaperto al culto il 26 dicembre 1928, in occasione del XIX centenario del martirio del Santo Patrono. Nel febbraio del 1936, vengono eseguiti i lavori di risanamento del sottosuolo e del pavimento, si ricostruisce il campanile a vela con apertura a bifora, precedentemente abbattuto con la costruzione della casa parrocchiale. La stessa viene in gran parte abbattuta nel 1939 e vengono riaperte, sul prospetto della facciata principale due finestre di stile romanico. Quando si costruisce la casa parrocchiale sopra la Chiesa viene demolito il tipico campaniletto e costruita un’alta canna o tromba per il pozzo, avente un bel parapetto in pietra con il grifo, questa viene fatta demolire e il pozzo chiuso l’anno 1908 dal parroco, nonostante il fatto che da una finestra soprastante si attingesse l’acqua potabile per uso domestico.

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