fotografie di Armando Flores Rodas – poesie di Vittoria Maltese Bartolucci
Via Maestà delle Volte
Viviamo giorni
in cui
come automezzi
il cui andare
da una valanga
un ponte crollato
è interrotto
e per continuare
a viaggiare
altre strade
vanno cercando….
in pensieri
sconosciuti
angosciosi
i nostri
pensieri usuali s’imbattono
e altri tragitti
per il loro cammino
per scordarli scegliamo
poco affidabili
a volte pericolosi
ma a volte
dotati di leggerezza
e insieme capaci
nonostante tutto
di farci scoprire
il bello
intorno a noi
di farci sorridere
e un po’ di più
farci sentire amici
La Fontana
Antico mandala
di acqua e di marmo
che degli uomini
che l’hanno vista
sorgere un giorno
la vita racconta
le loro stagioni
le azioni i pensieri…
e nelle cui immagini
se stessi ritrovano
passandole accanto
secoli dopo
gli uomini
del nostro presente
Fontana Maggiore
Sotto la cupola
azzurra del cielo
tra perle d’acqua
il silenzioso mistero
del suo sguardo rivolto
verso noi che passiamo
Porta Sole
A Porta Sole
c’è un portiere assai gentile
sempre pronto a spalancare
per il Sole
l’antichissimo portone
socchiuso dalla notte.
Per il Sole
che a primavera
vuole entrare insieme
con un vento marzolino
che profuma di violette
e per quello che d’estate
avrebbe voglia
(ma si trattiene)
d’arrostire tutti quanti
dalla testa ai piedi
per quello che d’autunno
si presenta
tutto ricoperto
di foglie rosse e gialle
e per cui ha riservato
un bidone
da residuo riciclato
e per quello infine
d’inverno accompagnato
da nuvoloni neri
Quanto a questi
non li degna d’ uno sguardo
ma si tiene/stretto al cuore
il Sole
che però non si scorda
d’illuminare da lassù
tutta quanta la città.
Corso Cavour
Come altre
è una via regale
della città
Corso Cavour
ma nessuna forse
altrettanto lo è
per lo splendore
dei suoi tesori
custoditi
tra antichi muri
e nei vicoli
che la costeggiano
per l’immensa vetrata
pezzo di cielo
sulla terra caduto
ma soprattutto
per il dolce
“Rumor della vita”
di cui
parlava il Poeta:
il suono
dell’organo immenso
le voci
dei mille negozi
piccoli e grandi
dei suoi passanti
e per quel suo sentirsi
Borgo
in cui le finestre
lungo la strada
sono
così vicine
che non ci si sente
nel silenzio notturno
mai soli
Basilica di San Domenico
Dalle nuvole
che invadono il cielo
guardano
i suoi grandi occhi
il mare di tetti
di finestre di strade
su cui
come
un bianchissimo faro
il suo campanile si leva
mentre
da lontano
guardandolo
i suoi tesori sogna
di suoni e colori
il resto
della città.
San Pietro
Immensa scacchiera
di luci e di ombre
modellata dal sole
che illumina
i suoi tetti
i suoi chiostri
i suoi orti
emergendo da un mare
verdazzurro di campi
di boschi
di costruzioni
colline
da secoli
intorno
al suo campanile
si stringe
che sconfinando
nel cielo
in giro
volge il suo sguardo
custode eterno
dei suoi mille tesori
di storia
di bellezza
di cultura
Di Fede
Città di sera
Gioco di ombre
e di luci
lontane e vicine
che alternandosi
in vie luminose
e tetti scuri
finestre
ancora accese
o già spente
antichi muri
e chiome
di alberi in fila
la città
in un immenso
struggente ricamo
trasforma
il buio
al sopraggiungere
inevitabile
della sera
Torre degli Sciri
Testimone
del potere e di lotte
di uomini
d’un altro tempo
sopravvissuta
alla fuga dei secoli
al loro
immenso bagaglio
di altri poteri altre
lotte
come splendido
candido albero
verso il cielo
oggi si leva
su cui
altri uomini
salgono
a donare
al loro cuore
sin dove
arriva lo sguardo
l’emozione che dà
la vista
della città
(la sua bellezza)
in cui
affonda
le sue radici
San Francesco al Prato
È tornata
La sua voce
A farsi sentire
E musica
È diventata
Che ha spento
Il silenzio
Di giorni bui
E più candidi
Fa sembrare
I ricami
Della facciata
Più verdi i suoi
Prati
Più azzurro
Il suo cielo
Rosone di San Francesco al Prato
Rosa di pietra
che disegna
dentro la chiesa
sin quando
arriva la sera
il ricamo
di ombra e di luce
che le regala il sole
e vista da fuori
l’occhio richiama
di chi in alto
volge lo sguardo
e gli promette un rifugio
in cui
parlare col Cielo
Rosa
nei secoli
mai appassita
e che mai appassirà
La Cupa
La città
Con i suoi palazzi
Le loro mille
Finestre
I campanili
Le piazze le strade
Una folla sembra
Silenziosa
Immobile
Che in attesa
Nella luce del sole
I suoi occhi rivolge
A quel muro antico
Che come un argine
Appare
Che la sorregge
Un ponte
Da cui affacciarsi
A guardare
Il resto del mondo
Mentre nel cielo
In forma
Di nuvole bianche
Leggero
Il suo respiro si leva
Abbracciamo le mura
Nell’abbraccio
di antiche mura
racchiusi
un immenso
bellissimo fiore
diventano
i rioni della città
un fiore
dai petali
di colori diversi
ma con l’unico cuore
di quanti nelle proprie parole
le tradizioni nei gesti…
sentono la propria
appartenenza
a una storia comune
Sole alla Cupa
Sconfinata
tavolozza terrestre
su cui
le sfumature infinite
della sua luce
impasta il sole
vertiginose ascese
compiendo
sugli antichi palazzi
sino
alla cupola azzurra
del cielo
precipitose discese
su alberi verdi
su alberi bruni
e strade argentate
percorse
da piccoli uomini
perdendosi poi
nell’orizzonte lontano
Chiesa di Sant’Ercolano
Scorre
nelle antiche case
i grandi palazzi
le strade asfaltate
i vicoli intorno
sulle scale
scese e salite ogni giorno
lentamente o correndo
la vita
di uomini e donne
che senza saperlo
un vortice
le formano intorno
di cui da secoli
è bianco faro
rassicurante
Il Tempio
Sospeso
tra il blu della notte
e il verde smeraldo
del prato
col cerchio
del suo muro di pietra
custodisce
da secoli il Tempio
un angolo azzurro
di Cielo
le sue armonie
i silenzi
Ma se accanto
nel buio gli passi
tu che da sempre
vivi nel Borgo
o da lontano
sin lì sei arrivato
in oro
quella pietra
illuminata dai fari
vedi mutarsi
che del suo cuore
effonde la luce
La piazza dell’Università
L’antichissimo
testimone
di giorni perduti
nella notte dei tempi
e la meta
che il desiderio
di conoscenza
ha fatto raggiungere
guidando
giovani passi in cammino
da paesi lontani
l’uno all’altra
sulla piazza si affiancano
narrandosi
infinite
umane vicende
sotto un cielo di fuoco
Via Appia
Attraversata
da un invisibile treno
tra finestre
vicine e lontane
volte
nell’ombra o nel sole
a guardarlo passare
(solo qualcuno lo vede)
da secoli
s’arrampica e sale
la rotaia infinita
ansiosa
di sparire
sotto nuvole immense
nel buio
che il cuore nasconde
della città
La scalinata
Chissà quanti passi
lenti o veloci
piccoli o grandi
mille o una volta
provenienti
da terre
coperte di gelo
o assetate
da torridi soli
da metropoli
o piccoli borghi
da distanze infinite
o da qualche metro
più in là
scalino dopo scalino
ne hanno percorso
il tracciato
portando con sé
sogni illusioni
sorrisi…
di oggi o di ieri
Arco Etrusco
Visto dall’alto
più misterioso t’appare:
un succedersi
d’archi di pietre
resistenti
all’usura del tempo
sotto i quali
antichissimi sguardi
immagini
rivolti
verso il basso
sino
a fragili asfalti
attraversati
da ignote scritte
e piccoli uomini
del nostro presente